Che cosa è "Ieri e Oggi - Rivoli è"
È un’iniziativa che si pone come obiettivo quello di raccontare Rivoli attraverso la storia delle persone. Comprende tre categorie:
Personaggi Storici: quelle figure chiave, che con le loro opere ed il loro carisma hanno saputo far risuonare il nome di Rivoli anche fuori dai confini della città.
Cittadini di Oggi: persone che si sono distinte per il loro impegno sul territorio e verso la comunità oppure persone che attraverso la loro attività stanno portando Rivoli nel mondo di oggi.
Persone del cuore: cittadini che hanno saputo trasformare la singola esperienza di ciascuno di noi in un momento speciale che ci ha toccato intimamente.

IL CONTE VERDE
Amedèo VI conte di Savoia, detto il Conte Verde. Nacque a Chambery nel 1334. Rimase orfano in tenera età: la madre, Violante Paleologa, morì durante il parto, e il padre, Aimone il Pacifico, morì nel 1343. Furono sepolti nell’Abbazia di Altacomba. Succeduto al padre, si distinse per i suoi modi brillanti e militareschi; fu molto esperto nell’uso della spada. Durante i tornei era solito vestire di verde, colore che poi estese anche ai vessilli, per questo la folla lo acclamava con il nome di “Conte Verde”. Continuò a vestire di verde anche dopo la salita al trono. Con lui Casa Savoia prosperò: creò l’Ordine Supremo della Santissima Annunziata e nel 1355 ampliò la Contea del Piemonte Nel 1365 ricevette da Carlo IV di Lussemburgo alcuni territori del Piemonte (Cuneo Santhià e Biella) Nel 1366-67 combatté contro i Turchi Tra il 1358 e il 1372 sostenne il futuro imperatore bizantino, Giovanni Paleontologo contro lo zar bulgaro, Ivan Alessandro Nel 1378 sostenne il futuro Papa Clemente VI durante lo scisma d’occidente Mediò nella guerra tra Genova e Venezia (guerra di Chioggia) e favorì la pace di Torino (1381), grazie alla sua saggezza e all’abilità guerriera Nel1383 sostenne il re di Napoli, Luigi d’Angiò, ma fu colpito dalla peste e morì l’1marzo a San Giovanni in Galdo. Fu seppellito anche lui nell’Abbazia di Altacomba A Rivoli sulla via principale nella parte più antica della città possiamo trovare una casa a lui dedicata “La casa del conte Verde dove una “leggenda” narra che dimorò verso la fine del 1300. Dal 1980 il Comune di Rivoli è proprietario dell’edificio e ne ha curato il restauro, destinandolo a sede espositiva dal 1996.
ANTONIO CARENA
Nato a Rivoli nel 1925, è stato un artista eccezionale e un uomo di grande vitalità e spirito innovativo, qualità che sono alla base della sua espressione artistica. Ha iniziato gli studi all’Accademia Albertina, seguendo la scuola di pittura di Enrico Paolucci, da cui attinse la tendenza al colorismo. Espose a Palazzo Carignano nel 1949 insieme a grandi artisti; la spazialità e il colore intenso caratterizzano già la sua opera. Nel 1950 espose alla biennale di Venezia l’opera La finestra, di impianto strutturale ampio e spaziale. Nel 1951 espose le prime Grate nere, espressione della crisi esistenziale avuta tra il 1950-53e con l’intenzione di ritrarre “ciò che si vede attraverso” e “scardinare” i dettami artistici. Nei primi anni ’60 è tra gli artisti italiani che lavorano direttamente sull’oggetto prelevato dall’ambiente urbano e industriale: non dipinge più, ma osserva la realtà deformata attraverso l’oggetto integrato con il reale. Il 1965 inizia la sua vocazione al “cielismo”. Trasmettendo sulla tela la luce e il colore attraverso un pennello ad aria, Carena realizza magnifici cieli, di cui inonda i palazzi di mezza Europa. Importante è il cielo che sovrasta lo scalone del Castello di Rivoli. Ha realizzato Cieli in tutte le dimensioni: impacchettava, tagliava a fette, ritagliava in cornici, inscatolava in cubi di plexiglas le sue porzioni di Cielo. Nel 1967, all’inaugurazione della sua personale in Via Principe Amedeo, davanti all’ingresso parcheggiò una “500” completamente dipinta a cielo. Nel 1970 l’artista impugnando il pennello ad aria scriveva Parole Parole Parole, Vogliamo cieli più puliti, Attenzione pittura fresca … Da qui le scritte su temi di attualità, droga, sesso…, che anticipano i graffiti urbani. Fu un artista versatile e attento ad ascoltare le corde interiori, fuori dai dettami accademici e con scelte personali che lo hanno reso uno dei più importanti esponenti dell’arte italiana. Muore a Rivoli il 1° febbraio 2010 all’età di 85 anni Il 31 gennaio 2020 apre la casa-museo, in via Rombò 14, la stessa dove Carena ha vissuto e lavorato.
BRIGIDA ZUCCOLOTTO
Nata a Vas (Belluno) l’11 Aprile 1900 e sposata con Eliodoro Piol, si trasferì con la famiglia a Rivoli nel 1936; abitò prima in via del Parco, poi in via Querro. A Rivoli è ricordata come “mamma Brigida” perché madre dei fratelli Piol, massacrati e uccisi dai nazifascisti. Durante la seconda guerra mondiale e la resistenza partigiana rivolese perse il marito, i suoi quattro figli e la casa bruciata dai fascisti. Il 26 luglio 1943 il giovanissimo figlio Severino, 20 anni, fu ucciso a colpi di pistola davanti alla casa del fascio. Il 6 aprile1944 fu ucciso dai tedeschi il figlio Arduino (19 anni) vicino alla Sacra di San Michele Il 27 giugno 1944 morì il marito, Eliodoro Piol, commerciante di prodotti alimentari: fu torturato perché rivelasse il nascondiglio dei figli, orribilmente straziato dai fascisti, fu poi ucciso e gettato in una roggia tra Rivalta e Rivoli, sotto il ponte di Rio Garos. Dopo l’uccisione del marito fu bruciata, dalle brigate nere, la sua casa, quindi scappò sulle montagne, unendosi ai figli superstiti. Il 10 ottobre 1944 morì Agostino, caduto in una imboscata dei tedeschi a Rivalta Il 18 maggio 1945 perse l’ultimo figlio, Vario, di sedici anni, dilaniato da una mina raccolta tra i rottami di ferro presso il Castello di Rivoli Rimasta sola, visse a Rivoli fino al 9 gennaio del 1990, quando morì tra la commozione e il ricordo dei rivolesi. Il 25 aprile 1945 Brigida Zuccolotto ricevette il Brevetto di Partigiano del Corpo Volontari della Libertà, in memoria del marito e dei suoi quattro figli. A “mamma Brigida”, l’11 ottobre 2015, è stato dedicato il piazzale antistante il Palazzo Civico in via Capra, 27, con una targa a simbolo della resistenza rivolese. Ai fratelli Piol è intitolata la via principale di Rivoli, che dalla piazza si inerpica verso il Castello.
GIOVANNI GIOLITTI
Nato a Mondovì, il 27 ottobre 1842, è considerato il più grande statista dell’anteguerra. Fu primo ministro dal 1901 al 1903 e poi capo del Governo fino al 1914 I punti della politica giolittiana furono fondamentalmente due: sviluppo economico e libertà politica. Si dedicò a una serie di riforme che interessavano sia la classe industriale che i lavoratori. Le più importanti sono: Estensione di diritti e tutele ai lavoratori e alle donne, miglioramento dell’assistenza. Statalizzazione delle ferrovie, riforma della scuola, creazione dell’ente nazionale per le assicurazioni sulla vita (INA) Attenuazione della separazione tra Stato e Chiesa (Patto Gentiloni). I cattolici si impegnano ad appoggiare i liberali alle elezioni contro i socialisti Introduzione del suffragio universale maschile (il voto ai maschi maggiorenni non analfabeti, oppure con più di trent’anni, anche analfabeti, purché avessero assolto al servizio militare) Insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche Nel 1910 fu fondata l’Associazione nazionalista italiana (Nazionalismo) e si favorì l’espansione coloniale con la guerra in Libia. Visse nella cittadina di Rivoli (TO) dal 1910 al 1920, anni in cui ricoprì la carica di consigliere comunale. Insieme con la moglie Rosa Sobrero abitò la casa che appartenne alla famiglia Revelli, ma poi donata al gruppo Abele che la utilizza e la gestisce a scopi benefici. Il 9 febbraio 2008 è stata affissa una targa sulle mura della casa situata in via Felisio, angolo piazza Salotto, in ricordo dell’illustre cittadino. Giolitti, considerato un politico dal doppio volto per le sue attenzioni al capitalismo e ai lavoratori, morì a Cavour il 17 luglio 1928.
GIUSEPPE VAVASSORI
Nacque a Rivoli, il 29 giugno 1934. Fin da piccolo dimostrò doti eccezionali nel gioco del calcio per la bravura tra i pali della porta e nel gioco d’attacco. Lo distinsero, già ai tempi dell’oratorio dei Salesiani, le sue doti fisiche e lo scatto portentoso, che gli permisero di entrare nella squadra Primavera della Juventus, dove rimase fino al 1961. Diventò portiere, grazie al suo maestro Giovanni Viola Vavassori possedeva tre qualità, necessarie ad un buon portiere: riflessi, agilità, tranquillità. Analizzava e studiava gli avversari cercando di conoscere la potenza di tiro, l’impostazione dei calci di punizione, l’abilità nel gioco di piede e di testa, preferenze sul lato di gioco. Nella stagione 1955-56 occupò il ruolo di secondo portiere Nel campionato 1958-59 ebbe ottimi risultati nella squadra iuventina; i grandi successi arrivarono nelle due stagioni d’oro 1959-60 e 1960- 61 Il 24 maggio giocò in Nazionale contro l’Inghilterra, ma fu una vera sconfitta. Giocò poi a Catania per cinque stagioni in serie A Nel 1966 fu ceduto al Bologna, dove giocò per sei stagioni. Nel 1972, smessa l’attività di portiere, fece l’allenatore nel Forlì e Imola Nel 1983 morì per un tumore al colon, a soli 49 anni. Giuseppe Vavassori è ricordato come il portiere di calcio che incantava il pubblico per le sue parate e per il carattere aperto, estroverso e sempre allegro.
CLAUDIO GIACONE
(testo di Alberto Giacone) Dalla fine degli anni '50 ai primi mesi del 2022, anno della sua scomparsa, ha raffigurato nelle sue opere la metamorfosi del tempo, i mutamenti climatici, il conflittuale rapporto uomo natura, il ribellarsi della natura agli stili di vita poco rispettosi dell'uomo che spesso con atteggiamenti inconsapevoli o ancor peggio consapevoli ne deturpa i paesaggi e ne sfregia la sua purezza. Dagli informali ai concettuali, agli eclissi alla profondità dei mari, dalle spiagge alle cime delle montagne conquistate e violate dall'uomo, ai paesaggi industriali alle stropicciature di notizie, con le sue opere ha denunciato e comunicato sempre emozioni reali, emozioni del quotidiano, messaggi di denuncia, ma al tempo stesso messaggi di speranza e luce. Artista nel senso più pieno ed espressivo delle parola, altresì restauratore di edifici eclesiastici, umile formulatore di idee, leale e onesto nel confronto di idee ed opinioni con i colleghi artisti, mai sopra le righe nei suoi atteggiamenti, nelle sue espressioni di vita, sempre al passo con i tempi hanno scritto di lui numerosissimi critici d'arte e giornalisti partecipando ad altrettante mostre nazionali ed internazionali, ha messo sempre al centro della sua vita la famiglia, mai trascurandone i legami e i suoi valori e di questo gli siamo stati sempre profondamente riconoscenti. Fino all'ultimo i suoi pensieri sono stati un laboratorio di nuove idee, di concetti tradotti su tela o supporti di ogni genere molto spesso anche di recupero rivolti al rispetto della natura e al suo pensiero "non c'è progresso senza rispetto di ciò che siamo, delle nostre origini e di ciò che oggi abbiamo".
BLUES MERIDIAN BAND
(testo di Mario Menegatti) Sono quattro amici che si ritrovano nella sede dell’associazione” La Meridiana” in via Felisio,2 a Rivoli e che tra un progetto e l’altro e qualche battuta scherzosa, pensano alle cose sane della vita: “an pintun, na fruja ed an toc ad tuma”, cominciando a cantare “il blues, gli anni sessanta-settanta e il rock & roll”. Renzo “Cipo” Cipolloni, detto “Il Maestro” compone manoscritti e partiture varie, di cui alcune di” apostolica provenienza”, testi teatrali, poesie, video e musiche del tutto inedite che caratterizzano oggi l’attività della confraternita canora, ad esempio: Jesus Superstar e Silvio, apprezzate per la bellezza e la profondità. Silvio, protagonista de “La storia di Silvio”, incarna, con la sua vita fuori dagli schemi, lo spirito libero di ognuno di noi, percorrendo quarant’anni di esperienze dalla giovinezza ai nostri giorni. È uno scanzonato e ambizioso personaggio che vive come tantissimi giovani degli anni sessanta e settanta: le avventure con donne e motori, fino al matrimonio, alla separazione, alla libertà dell’età adulta e, infine, al “Convento del Sole”, luogo dove incontra i suoi amici di un tempo e indossa il saio del Frate Meridiano. Insieme al Maestro sostengono la causa di Silvio: Carlo Beltramino, cantastorie e fine dicitore; Carlo Dosio, esperto interprete vocale di ogni tipo di musica; Mario Menegatti con il suo” Magico kazoo”, con voce e mimica cabarettistica, offre allo spettacolo un tono scanzonato e vivace. I pezzi musicali, di cui è autore dei testi, sono:” Sufia”, la soffitta, e “La Lambretta”; in essi sono raccontate esperienze personali e storie reali della propria vita. Le grandi potenzialità del gruppo si sono intuite fin dalle prime esibizioni nella “caverna” di via Felisio per la particolare struttura dello spettacolo, un concentrato di teatro e concerto musicale, realizzato con bravura e grinta da questi quattro non più giovanissimi ragazzi. Ad apportare una certa classe e ad alzare il livello dello spettacolo è stata la collaborazione del chitarrista Maurizio Vanni, poi del batterista Gianni “Bumbum” Cifone e del bassista Eugenio “Harley-Davidson” Prandi. Il gruppo, formato ormai professionalmente, ha potuto fare il salto dagli spazi de “La Meridiana” ai più vasti palcoscenici del mondo
NAPOLEONE LEUMANN
Nato a Lomello il 1° marzo 1841, fu un imprenditore e filantropo svizzero, naturalizzato italiano, attivo nel settore tessile e fondatore dell’omonimo cotonificio e dell’attiguo villaggio per i suoi dipendenti. La storia imprenditoriale di Leumann inizia nel 1831, quando il padre Isacco (1807-1877), arriva a Voghera come operaio nello stabilimento tessile “Fratelli Tettamanzi”. Nel 1841 il padre rileva lo stabilimento, rendendolo competitivo nel mondo economico del tempo. La svolta imprenditoriale avviene con il matrimonio di Napoleone con Amelia Cerutti, figlia del presidente della Banca di Risparmio di Voghera, unione che assicura crediti notevoli e agevolati. Lasciano Voghera per trasferirsi a Torino, più favorevole all’incremento industriale e capitalistico. Viene scelto il luogo per lo stabilimento nella zona di Collegno sul confine con Grugliasco, servito dalla ferrovia Torino-Modane e dalla tranvia Torino-Rivoli. Dopo la morte del padre, completa il progetto sociale e progressista, avviato dal padre, dando vita al villaggio, detto Leumann. Un vero abitato dagli operai e corredato di servizi e strutture necessari allo sviluppo sociale e culturale dei dipendenti (ambulatorio medico, refettorio, asilo infantile…) Tra le attività filantropiche si ricorda in particolare la costruzione dd”La casa del sole”, per limitare la diffusione della tubercolosi. Rifiutò, alla proposta del Regno, di diventare cittadino italiano, di convertirsi alla religione cattolica, di ricevere il titolo nobiliare e di diventare Senatore del Regno. Morì nel 1930 e fu sepolto nel Cimitero monumentale di Torino, nel settore dei non cattolici.


Le foto di Rivoli
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